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Diga del Vajont: monumento alla memoria

La Diga del Vajont è un monumento alla memoria che ti conduce in un viaggio tra storia e paesaggi imponenti. Incastonata nel cuore delle maestose Dolomiti si nasconde questo luogo di straordinaria importanza.

Questo monumento ingegneristico, noto per l’evento tragico che lo ha coinvolto negli anni ’60, oggi si erge come un’icona delle sfide umane e della forza della natura.

Dove parcheggiare il tuo camper?

Proprio vicino alla diga c’è uno spiazzo su sterrato dove puoi parcheggiare e passare anche la notte, ed è dedicato ai pullman. Noi abbiamo sostato proprio qui, trascorrendo una notte tranquilla.

Il panorama è spettacolare e si vede anche la interamente la diga e il punto esatto della montagna dove è crollato il terreno che ha provocato il triste disastro. Sull’applicazione Park4night sono segnalati altri parcheggi a pagamento.

La sua triste storia

La Diga del Vajont, situata nel comune di Erto e Casso, in provincia di Pordenone, è stata costruita negli anni ’50 lungo il corso del torrente Vajont.

Tuttavia, è tristemente nota per la catastrofe del 1963, momento in cui non è più stata impiegata per generare energia.

Rimane tutt’ora un capolavoro ingegneristico e un esempio di audacia tecnologica. Con un’altezza di 261,60 metri, è una delle dighe più alte del mondo.

La sua struttura a curva e il muro di sostegno a forma di cuneo ne fanno un’opera unica nel suo genere. Nonostante la sua funzione principale sia la produzione di energia idroelettrica, la diga attira anche turisti e appassionati di storia e ingegneria.

L’obiettivo primario della diga era quello di funzionare come un serbatoio d’acqua per la regolazione stagionale dei fiumi Piave, torrente Maè e torrente Boite.

Le acque, invece di seguire il loro percorso naturale, venivano deviate attraverso la diga di Pieve di Cadore (fiume Piave), la diga di Pontesei (torrente Maè) e la diga di Valle di Cadore (torrente Boite) mediante una rete di tubazioni in cemento armato vibrato e ponti-tubo spettacolari, per raggiungere il bacino del Vajont.

Il piano, denominato come “Grande Vajont“, aveva l’intento di massimizzare l’utilizzo di tutte le risorse idriche e i dislivelli presenti nel fiume Piave e nei suoi affluenti, con il bacino del Vajont al centro di questo sistema.

Tuttavia, questo progetto venne presto minato sia dalla frana che colpì il lago di Pontesei, sia dalla frana che portò all’evento catastrofico. Oggi il bacino della diga viene mantenuto quasi completamente vuoto per motivi di sicurezza.

La catastrofe del 6 ottobre 1963

La sera del 6 ottobre 1963, alle 22.39, una frana composta da circa 270 milioni di m³ di roccia, si stacca dal Monte Toc cadendo nel lago artificiale formato dalla diga, creando un’onda di 250 metri che devastò dapprima Erto e Casso e poi le comunità circostanti tra cui Longarone, causando la morte di 1.910 persone, di cui 487 persone di età inferiore a 15 anni.

L’incidente ebbe origine da una successione di fattori, primo tra cui, l’innalzamento delle acque del lago artificiale oltre la quota di sicurezza stabilita a 700 metri, voluto dall’ente responsabile. Questo incremento fu ufficialmente effettuato per testare il funzionamento dell’impianto.

Tale azione, associata a un periodo di abbondanti precipitazioni e gravi negligenze nella gestione dei potenziali rischi legati alla particolare conformazione idrogeologica del versante del monte Toc, accelerò il movimento di una precedente frana presente sul versante settentrionale di quest’ultimo.

L’incidente del Vajont è stato menzionato insieme ad altri quattro episodi come un esempio paradigmatico di un “disastro prevenibile” causato dalla “mancanza di comprensione da parte degli ingegneri e dei geologi riguardo alla vera natura della sfida che stavano affrontando“.

Questo tragico evento ha segnato la storia italiana e mondiale, portando a una riconsiderazione delle pratiche ingegneristiche e alla sensibilizzazione sull’importanza della sicurezza delle infrastrutture.

La Diga del Vajont oggi: monumento alla memoria

Oggi, la Diga del Vajont si erge maestosa tra le valli delle Dolomiti, offrendo panorami spettacolari e suggestivi. Le escursioni guidate consentono ai visitatori di esplorare da vicino la diga, conoscere la sua storia e ammirare i paesaggi che la circondano. Inoltre, il memoriale delle vittime della tragedia e il centro visitatori offrono un’opportunità di apprendimento e riflessione.

Dopo la tragedia, la diga non è più utilizzata per la produzione di energia elettrica. Tuttavia, è divenuta una destinazione turistica e culturale, attirando visitatori da tutto il mondo.

Il sito ospita un centro visitatori e un memoriale in onore delle vittime della catastrofe. Si può esplorare la diga, apprendere la sua storia attraverso mostre informative e filmati, e riflettere sul significato di ciò che è accaduto. Le escursioni guidate offrono un’opportunità unica di avvicinarsi a questa imponente struttura e di comprendere meglio le sfide che i suoi costruttori hanno affrontato.

Cimitero Monumentale delle vittime del Vajont

Nel comune di Longarone, in località San Martino, si trova il Cimitero Monumentale delle vittime del Vajont. La sua realizzazione inizio con durante la riedificazione di Longarone per terminare nel 1972. Ospita 1910 cippi bianchi con tutti i nomi delle vittime della tragedia.

Io e Max ci siamo stati, ma purtroppo ho perso le foto. Ne posto una trovata sul web.

Sono rimasta davvero impressionata dalla grandiosità della Diga de Vajont. La consapevolezza della tragedia che si è verificata suscita sentimenti di tristezza e compassione per le vittime e per le loro famiglie. Guardarla è un promemoria tangibile delle vite perdute e delle conseguenze di eventi catastrofici di questo livello.

Ho davvero riflettuto sulla vita e sulla fragilità umana di fronte alle forze della natura e sull’importanza di rispettare e comprendere l’ambiente che ci circonda e se i viaggi che combinano storia, cultura e paesaggi mozzafiato ti appassionano, la Diga del Vajont è una destinazione che non dovresti perdere.

Lucy

Podcast ‘Avventure su quattro ruote!

Sezione Viaggi

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